IQNA

Breve biografia dell'Imam Sajjad(AS)

1:06 - May 02, 2017
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Iqna - L’Imam ‘Ali ibn Husayn (A), detto anche “as-Sajjad” (colui che si prosterna) o “Zayn al-‘Abidin” (ornamento dei devoti), nacque nell’anno 38 dell’Egira e quindi durante il califfato dell’Imam ‘Ali (A).

Breve biografia dell'Imam Sajjad(AS)

L’Imam ‘Ali ibn Husayn (A), detto anche "as-Sajjad” (colui che si prosterna) o "Zayn al-‘Abidin” (ornamento dei devoti), nacque secondo alcune tradizioni il 5 di Sha'ban
,mentre secondo altre il 15 di Jamadi ol-Awwal dell’anno 38 dell’Egira e quindi durante il califfato dell’Imam ‘Ali (A). Sua madre era Shahr Banu, figlia dell’ultimo re della Persia Yazdgard.

Dopo il massacro di Karbala, Zaynab si scagliò veementemente davanti alla corte di Yazid a Damasco contro gli oppressori e i tiranni dei Bani ‘Ummayyah. Poi fu il turno del sermone dell’Imam as-Sajjad (A). Zaynab morì poco dopo. L’Imam as-Sajjad (A), invece, tornò a Medina anche se sotto stretta sorveglianza da parte delle autorità ommaiadi. Fu proprio in questo periodo che l’Imam as-Sajjad (A) scrisse il "Sahifah as-Sajjadiyyah”, un’opera contenente invocazioni e suppliche religiose. In questo modo egli adottò una via di comunicazione con le genti che nessuna forza mondana avrebbe potuto ostruire. I contenuti racchiusi in questa raccolta sono eloquenti e profondi, in ispecie riguardo al rapporto tra il Creatore e le Sue creature.

Nel frattempo stavano emergendo alcuni gruppi ostili all’autorità degli ommaiadi come conseguenza dell’uccisione del nipote dell’Inviato d’Iddio (S). Uno di questi fu il movimento dei "tawwabun (i penitenti) guidato dal compagno del Profeta (S) Sulayman ibn Surad il quale, a motivo di un forte zelo ideologico-religioso ma privo di pragmatismo, venne presto sconfitto. Soltanto quattromila tawwabun marciarono verso lo Sham per affrontare trentamila soldati dell’esercito ommaiade. Dopo tre giorni di battaglia, essi vennero sconfitti e uccisi.

Più minaccioso fu certamente il movimento di Mukhtar ibn ‘Ubaydah al-Thaqafi, il quale venne assistito dal comandante Ibrahim al-Ashtar. Questi cercò di ottenere senza successo l’autorizzazione a combattere in nome dell’Imam as-Sajjad (A); ciò sarebbe stata, senza dubbio, una mossa poco astuta considerando che l’Imam era sotto stretta sorveglianza degli ommaiadi. Fu così che Mukhtar organizzò un colloquio con Muhammad ibn al-Hanafiyyah, uno dei figli dell’Imam ‘Ali (A), per valutare bene la situazione. Alla fine, Muhammad ibn Hanafiyyah diede il suo anello a Mukhtar, che quest’ultimo mostrò sempre come prova della sua lotta in nome dell’Ahl al-Bayt e di Muhammad ibn al-Hanafiyyah in particolare. Mukhtar ottenne notevoli successi in campo militare e riuscì a conquistare, per un breve periodo, la regione di Kufa. Degno di nota è il fatto che egli uccise ‘Ubaydullah ibn Ziyad, ‘Umar ibn Sa’d,Shimr,e molti altri diretti responsabili del massacro di Karbala,dando poi la notizia all'Imam Sajjad..Si narra che questa fu l’unica volta che l’Imam venne visto sorridere dopo il massacro di Karbala fino alla fine dei suoi giorni. 

Dato che altri gruppi e movimenti stavano sorgendo per protestare contro la politica della dinastia ommaiade, questa fece affidamento su Hajjaj ibn Yusuf al-Thaqafi per stroncare ogni rivolta. L’Imam as-Sajjad (A), comunque, si tenne lontano, perlomeno pubblicamente, da ogni coinvolgimento politico e, nella segretezza, organizzava riunioni per ricordare il martirio dell’Imam al-Husayn (A) e il suo messaggio di verità e giustizia che doveva essere preservato per le generazioni future. Queste riunioni erano dei veri e propri momenti di lutto dove i partecipanti leggevano la storia dell’Imam al-Husayn (A) e piangevano per lui.

Per un breve periodo, il califfo degli ommaiadi, ‘Abd al-Malik ibn Marwan, sospettando che l’Imam as-Sajjad (A) stesse organizzando una rivolta, lo fece trasferire a Damasco,anche se, poi, lo fece tornare a Medina quasi subito, dopo tre giorni.

L’unico califfo degli ommaiadi ad aver mostrato simpatia nei confronti dell’Ahl al-Bayt fu ‘Umar ibn ‘Abd al-‘Aziz, il quale interruppe la tradizione iniziata da Mu’awiyah di maledire l’Imam ‘Ali (A) dai pulpiti delle moschee. Non è un caso che il suo califfato durò solo due anni e che morì avvelenato. Si narra che una volta un uomo di nome Hisham ibn Isma’il si comportò molto insolentemente con l’Imam Sajjad (A). Quando il califfo ‘Umar ibn ‘Abd al-‘Aziz lo venne a sapere, scrisse una lettera all’Imam dicendo di voler punire Hisham. L’Imam gli disse comunque di non farlo, poiché egli non amava che una persona venisse punita per causa sua.

L’Imam as-Sajjad (A), seguendo l’esempio dell’Imam ‘Ali (A), passava di notte a mettere cibo e latte davanti alle porte delle case dei più poveri. Queste famiglie non seppero mai chi fosse il loro benefattore fino alla morte dell’Imam, quando, a causa della sua assenza, non ricevettero più i suoi doni.

Egli fu avvelenato nel mese di Muharram dell’anno 95 dell’Egira per ordine del califfo Walid ibn ‘Abd al-Malik poiché i sospetti degli ommaiadi che egli fosse alla guida di un movimento clandestino non vennero mai meno.

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